Le Oasi del Sahara e del deserto Arabico sono il prodotto di delicati equilibri, frutto dell’interazione virtuosa e duratura tra fattori sociali, ambientali, agricoli, architettonici. Molte Oasi rischiano oggi di scomparire, spopolate dall’emigrazione, rese meno abitabili da eventi quali la diminuzione delle risorse idriche, la salinizzazione e il degrado dei suoli, l’insabbiamento. Questi fenomeni, che il riscaldamento globale porta alle estreme conseguenze, sono il risultato dell’errore umano, per molti aspetti riconducibile alla perdita di conoscenze tradizionali e locali. I popoli del deserto, sottoposti alla pressione congiunta del clima e di un’inappropriata modernizzazione delle tecniche e degli stili di vita, rischiano di perdere per sempre il loro habitat, leggendario presidio di civiltà.

Tra gruppi diversi, nelle Oasi, è per il controllo dell’acqua, della sua proprietà, del suo uso, che hanno avuto luogo conflitti e successivi aggiustamenti, dando origine a quell’ordinamento giuridico di regole condivise che ha reso possibile la vita in luoghi estremi. Ancora oggi, per quanto apparentemente in declino, status, ruoli, istituzioni, che sono il risultato di quella Storia, appaiono in controluce osservando la trama della gerarchia sociale nelle comunità.

L’irrigazione, gli apporti di materia organica, la messa a coltura dei terreni, hanno modificato nei secoli i profili originali dei suoli, la loro composizione, le loro caratteristiche fisico-chimiche, garantendone la fertilità. Questo ha permesso la creazione di un substrato omogeneo, spesso 40 cm, ricco di materia organica e ben areato, che non si mantiene se non attraverso l’azione continua della mano dell’uomo

L’abitato dell’Oasi tradizionale, punto cardine di un paesaggio immutato nei millenni, è un complesso architettonico costruito ad arte secondo criteri di massima funzionalità, per la vita familiare e comunitaria dei suoi abitanti