Elaborare una mappa è il punto di partenza, indispensabile, dell’attività di ricerca finalizzata a promuovere azioni di politica ambientale. Per garantire l’efficacia di questi interventi è necessario, infatti, dotarsi di uno strumento che segnali il progressivo degradarsi delle terre nel mondo, conseguenza dello sviluppo urbano e industriale, del riscaldamento climatico, di attività agricole non sostenibili.

A questo scopo, con il Progetto Atlante delle Oasi Sahariane e Arabiche, Fondazione LabOasis censisce 776 Oasi, geo-referenziandole su una mappa interattiva attraverso i confini di 11 stati nazionali e la mette a disposizione on line. Per la prima volta viene così individuata la costellazione di Oasi che per secoli ha assolto al compito di mitigare il clima, quell’argine verde che attraversa due deserti, presidio di civiltà in zone dove la sopravvivenza sembra impossibile. A cura di Gismap, i dati relativi all’informazione geografica sono stati elaborati in ambiente GIS, Remote Sensing e DBMS Open Source, in collaborazione con esperti appartenenti alle istituzioni scientifiche dei relativi paesi, in particolare Algeria, Egitto, Libya, Marocco, Mauritania, Niger, Tunisia. Utilizzando i nostri criteri di selezione abbiamo localizzato i diversi insediamenti. Riusciamo così a distinguere ciò che sta cambiando nell’estensione delle Oasi, a individuare i processi di insabbiamento oggi in gran parte legati alla diminuzione del patrimonio idrico, rilevando – indirettamente – anche l’attaccamento di quelle comunità a luoghi che il riscaldamento globale ha reso sempre più inospitali. Una caratteristica che contraddistingue buona parte di queste popolazioni, in evidente controtendenza con la scelta obbligatoria dell’emigrazione.

La formulazione attuale dell’Atlante delle Oasi Sahariane e Arabiche, che dovrà essere ulteriormente sviluppato per arrivare a classificazioni sempre più esaustive, vuole costituire il punto di partenza per l’avvio di studi comparati sui cambiamenti socio-ambientali, in quella vasta area del mondo contraddistinta da aridità estrema. Studi che si rendono necessari per elaborare interventi pilota, veicolo di adeguate misure di prevenzione o mitigazione, con la specificità di essere replicabili nelle Oasi dove le popolazioni fronteggiano emergenze assimilabili. Allo scopo di documentare e valutare i risultati degli ultimi 30 anni di studi e progetti “sul campo”, in settori diversi, ma ugualmente vitali per l’economia di quelle comunità, Fondazione LabOasis ha realizzato anche il Progetto Database Oasi collegandolo all’Atlante delle Oasi sahariane e arabiche: riguardo a ognuna delle Oasi localizzate sulla mappa, è perciò possibile verificare quali siano le esperienze pregresse, o in corso, avere indicazioni sui promotori e sulle associazioni locali che a queste attività hanno contribuito.

Consultando la scheda del Database, disponibile al momento in cui – via Google Maps – l’Oasi viene localizzata sulla mappa dell’Atlante, si osserverà tra l’altro che molti interventi a cura di soggetti istituzionali, centri di ricerca e associazioni internazionali, si sono concentrati negli stessi luoghi, le Oasi più accessibili e note. L’esplorazione interattiva, attraverso lo strumento dell’Atlante delle Oasi sahariane e arabiche, consente invece di approfondire la conoscenza della realtà locale rivelando la presenza di quelle meno conosciute, un primo passo per formulare strategie di intervento anche in territori fino a ieri considerati marginali. Localizzate in quei territori si trovano infatti alcune Oasi, al limitare di porosi confini nazionali tracciati in mezzo al deserto. Sono insediamenti dove antiche comunità conservano peculiari tradizioni di accoglienza, una cultura autoctona e paesaggi storici straordinari, un argine –in questi casi- non solo al cambiamento climatico, ma anche un prezioso contributo alla sicurezza nei paesi del mediterraneo, che evita il predominio di organizzazioni criminali in quelle vaste aree disabitate.
Molti sono, quindi, i progetti di ricerca e le conseguenti azioni di salvaguardia che ci auguriamo possano essere intraprese a partire dalla nuova evidenza che forniscono i dati attraverso l’Atlante delle Oasi sahariane e arabiche e il Database, ferma restando l’intenzione di Fondazione LabOasis di concorrere al loro aggiornamento in collaborazione con esperti, studiosi da tutto il mondo e con l’ancor più necessaria partecipazione degli abitanti delle Oasi.

CRITERI SELEZIONE
Oasi Tradizionale

I nostri criteri di selezione, ciò che intendiamo quando parliamo di Oasi: si tratta di Oasi tradizionali, ecosistemi sviluppati dall’uomo in ambiente arido fin dal 3000 avanti Cristo. Luoghi dove ingegnosi meccanismi di captazione dell’acqua hanno reso possibile la coltivazione della palma da dattero.
Oasi il cui patrimonio architettonico originario, oggi severamente minacciato di scomparsa, è costituito da edifici in terra cruda o pietra.
Oasi millenarie, o secolari, fondate al più tardi a inizio Novecento, dove si tramandano conoscenze e pratiche autoctone, di ampiezze molto diverse. In alcuni casi abbiamo territori estesi e migliaia di abitanti distribuiti in vari villaggi, in altri la presenza si riduce a 30 persone, che è il numero minimo adottato da Fondazione LabOasis come criterio per il rilevamento. Il ciclo produttivo comprende agricoltura e pastorizia, attività che sono alla base dell’economia integrata tipica dell’Oasi, con la coltivazione del palmeto, in ogni caso, come asse portante.

DEFINIZIONE OPERATIVA
Oasi Tradizionale

Ecosistema antropico in ambiente desertico o semi-desertico con struttura similare in tutta l’area geografica che comprende i deserti sahariano e arabico con le seguenti caratteristiche:

  • presenza di un agglomerato urbano e di un palmeto
  • centralità economica e culturale della palma da dattero
  • condizioni climatiche propizie per l’agricoltura a tre livelli tipica dell’Oasi
  • coltivazioni che utilizzano almeno in parte sistemi di irrigazione tradizionali
  • presenza di un abitato tipico o perlomeno delle sue vestigia, con costruzioni in terra cruda o pietra
  • popolazione stabile composta da almeno 30 abitanti
  • insediamenti che abbiano avuto origine almeno 100 anni fa

CLASSIFICAZIONE TIPOLOGICA
Oasi Tradizionale

Fondazione LabOasis identifica quattro tipologie di Oasi tradizionali – con specifiche caratteristiche – per classificare la varietà di insediamenti umani rilevati e georeferenziati nell’Atlante delle Oasi Sahariane e Arabiche in undici nazioni in Nord Africa, Africa Occidentale, Penisola Arabica. I primordi dell’Oasi tradizionale risalgono al Tardo Neolitico in ambiente arido e iper-arido. Qui si sviluppa una specifica economia agro-pastorale fondata sulla coltivazione della palma da dattero, grazie all’evolversi di sofisticate tecniche di captazione dell’acqua. Per riuscire a sopravvivere in un contesto ambientale divenuto ostile a causa dei mutamenti climatici, i primi abitanti delle Oasi scelgono quattro luoghi distinti dove saranno in grado di reperire la risorsa naturale più preziosa per la vita: l’acqua. Sono pendici o terrazzamenti di rilievi montuosi, grandi canyon scavati dai fiumi preistorici, ma anche mari di sabbia o di roccia, e i margini di ampie depressioni geologiche, che insieme costituiscono e rendono ancor oggi visibile  la rete idrografica della Preistoria. È infatti in ciascuno di questi differenti contesti che viene escogitata con successo una specifica tecnica per il prelievo della risorsa idrica.

Fondazione LabOasis propone quindi una classificazione che faccia riferimento al patrimonio originario di saperi e tecniche di captazione e gestione dell’acqua. Quattro varianti definite dalla configurazione idro-geo-morfologica della superficie terrestre, in ambiente arido e iper arido: montagna, wadi, erg, depressione. Grazie a questa classificazione tipologica è possibile associare comunità diverse, in undici nazioni e in luoghi remoti e distanti tra loro, sulla base di quello stesso patrimonio di saperi ancestrali che ne ha garantito la vita e la prosperità attraverso i secoli. Quando la conformazione idro-geo-morfologica non è univoca, troveremo tecniche miste di captazione della risorsa e in quel caso l’attribuzione della tipologia a quella specifica Oasi Tradizionale darà conto della tecnica originaria prevalente. È necessario segnalare che le tecniche di prelievo e la gestione consuetudinaria e comunitaria della risorsa idrica sono sempre meno diffuse, data l’introduzione dei pozzi individuali a scavo meccanico. Spesso riscontriamo quindi la presenza di nuove infrastrutture idrauliche che hanno prodotto uno squilibrio ecologico, aggravando l’emergenza idrica dovuta al riscaldamento climatico. 

Δ MONTAGNA

Il villaggio e il palmeto di queste Oasi tradizionali sono posti a mezza costa su terrazzamenti o ai piedi dei rilievi, ad altitudini variabili, raramente elevate. La classificazione tipologica come Oasi tradizionale di Montagna prescinde infatti dall’altitudine, riguarda il sistema di captazione idrica e ha come unica precondizione la presenza di coltivazioni di palma da dattero, tipiche del clima arido e iper-arido.

L’acqua che consente la vita dell’Oasi viene qui raccolta da gallerie drenanti sotterranee scavate dall’uomo con un tracciato di solito relativamente breve. È il sistema con cui si intercettano torrenti montani nel loro percorso verso valle e un modo per attingere anche dagli strati rocciosi permeabili infiltrati per caduta dalle precipitazioni che avvengono sulle cime dei rilievi. Le gallerie drenanti sono di portata ridotta quando è presente una consistente falda freatica ai piedi dei rilievi, e l’acqua viene perciò attinta agevolmente da pozzi poco profondi.

La tipologia dellOasi di Montagna è ben rappresentata dall’Oasi di Al Hajir in Oman.

 

Δ WADI

È la tipologia che riscontriamo con maggior frequenza nella mappatura effettuata con l’Atlante delle Oasi Sahariane e Arabiche. Il villaggio e il palmeto di queste Oasi tradizionali si collocano lungo le rive degli antichi fiumi preistorici, oggi quasi del tutto prosciugati: gli wadi. Questi fiumi, ad andamento torrentizio e imprevedibile, sono il segno più evidente dell’antica rete idrografica post-glaciale disseccata a partire dal 4000 AC. Il millenario scorrimento dei fiumi ha scavato grandi canyon, o creato strette valli tra alte parti rocciose, ma gli antichi tracciati sono anche individuabili nel mare delle grandi dune di sabbia.

Nelle Oasi di Wadi i tanti villaggi e i palmeti si posizionano sulle sponde del wadi in continuum, uno dopo l’altro e segnado inequivocabilmente il percorso del fiume preistorico, anche in pieno deserto. La visione d’insieme di questi insediamenti ci restituisce quindi l’immagine di un’unica grande Oasi dall’andamento sinuoso, dove cittadine, villaggi e zone coltivate creano un sistema organico e funzionalmente unitario. Lungo queste rive, le comunità delle Oasi hanno tradizionalmente concepito un insieme di canalizzazioni supportato da sbarramenti, chiuse o dighe. Una parte è costruita direttamente nel letto del wadi per captarne sia i flussi intermittenti, che i micro-flussi convogliati per via sotterranea. Le piene improvvise dei wadi sono note per la loro portata devastante, in grado di provocare alluvioni catastrofiche e inaspettate. La maggior parte dei wadi rimane però in secca tutto l’anno e l’approvvigionamento idrico nelle Oasi avviene grazie agli infero-flussi, che scorrono sotto il letto del fiume rigenerando le falde da cui attingono i pozzi. È questo un flusso sotterraneo costante, che si produce grazie alle piogge che avvengono a migliaia di chilometri di distanza, sui massicci montuosi al centro del Sahara e lungo la direttrice del Mar Rosso nel deserto Arabico.

Quando il tracciato del fiume preistorico si snoda in parte nel deserto di dune sabbiose, se è presente una falda a poca profondità, vengono utilizzate anche le gallerie drenanti tipiche delle Oasi di Erg. Ancora un altro sistema è quello che evita l’irrigazione nella coltivazione del palmeto grazie allo scavo dei ghout: larghi avvallamenti protetti da una duna artificiale di sabbia. Esempi interessanti del “sistema oasiano”, costituito da villaggi e zone coltivate in successione, sono rintracciabili lungo il corso del wadi Draa, che si estende per oltre 200 km in Marocco, o lungo gli wadi Hadramaut in Yemen, e Saoura in Algeria.

La tipologia dell’Oasi di Wadi è ben rappresentata dall’Oasi di M Hamid El Ghizlane in Marocco.

Δ ERG

Il villaggio e il palmeto di queste Oasi tradizionali si collocano nel paesaggio desertico più conosciuto, il mare di dune di sabbia, o nel deserto costituito di sedimenti rocciosi, hamadaErg è il nome delle dune che in questo contesto si formano in sequenza, come onde marine portate dal vento e possono superare i 200 mt di altezza, ad esempio nel Grande Erg Orientale algerino.

Spinte dal vento e perciò in continuo movimento, il mare di dune ha sede là dove è tracciabile il punto di convergenza di molti fiumi preistorici. All’origine di questa conformazione morfologica sono infatti i sedimenti sabbiosi e rocciosi che i grandi corsi d’acqua hanno trasportato nel loro letto durante i millenni. Nelle Oasi di Erg si trae l’acqua dal deserto utilizzando lunghe gallerie sotterranee per drenarla dalle dune fino alla zona agricola. Sono ampi cunicoli scavati in leggera pendenza nei sostrati di roccia calcarea dell’erg o della hamada. Possono estendersi per oltre 20 km, con pozzi di aerazione perpendicolari al tracciato, alle volte con andamento a zig zag, per mantenere la velocità del deflusso.

L’acqua che viene captata e drenata proviene da acquiferi sotterranei a non grande profondità e in buona parte anche dall’umidità delle sabbie dell’erg o dei sedimenti della hamada. L’umidità che infiltra le sabbie e i sedimenti rocciosi è il risultato di rare piogge, ma soprattutto del fenomeno della condensazione. Questo fenomeno è dovuto dall’elevata escursione termica notte/giorno caratteristica del deserto, che la galleria sfrutta con ingegnosi accorgimenti.

Quando una falda acquifera si trova a bassissima profondità e la palma da dattero può crescere senza irrigazione per via del suo particolare apparato radicale, le gallerie drenanti vengono sostituite dal metodo di coltivazione che prevede lo scavo dei ghout, assai diffuso in Algeria.

La tipologia dell’Oasi di Erg è ben rappresentata dall’Oasi di El Oued in Algeria.

Δ DEPRESSIONE

Il villaggio e il palmeto di queste Oasi Tradizionali si trovano alle volte sotto il livello del mare, comunque sempre a bassissima altitudine. I luoghi di insediamento di queste comunità sono infatti le sponde di antichi laghi dove confluivano i corsi d’acqua che non avevano sbocco nel mare.

Depressioni importanti sono ricorrenti nelle parti interne dei deserti, alle volte con al centro più di un lago di acqua ad altissimo contenuto di sali. La gran parte di questi bacini, chiamati Sebkha, ha però superfici completamente aride, mentre vengono chiamati Chott, quando permane un’umidità superficiale, come nel Jerid tunisino.

L’acqua per il fabbisogno dell’Oasi viene qui captata intercettando i micro-flussi sotterranei prima che convergano lentamente, per scorrimento gravitazionale, fino alla depressione. Bisogna impedire che giungano nel sottofondo dell’antico lago ed evaporino, rilasciando in superficie uno spesso strato di sale dai riflessi abbaglianti. Vengono quindi scavati lunghi tunnel, simili a quelle di Erg, che drenano e convogliano l’acqua fino ai villaggi e ai palmeti. In alcuni casi l’acqua può risalire naturalmente in superficie da un acquifero di origine fossile ed è la ragione per la quale troviamo nell’Oasi anche una molteplicità di sorgenti.

L’Oasi di Depressione è ben rappresentata dall’Oasi di Siwa in Egitto.

OASI TRADIZIONALI
Ripartizione territoriale e Classificazione tipologica